giovedì 23 febbraio 2012

il viaggio continua

Per tutti coloro che non hanno voglia di leggere il lunghissimo post che ho precedentemente pubblicato, ho appena trovato due video su Yuotube che spiegano praticamente quello che ho scritto.






Il video è sempre più accattivante.
Buona visione
Patrizia

che cos'è hubuntu

Nelson Mandela spiega il significato di hubuntu:

martedì 21 febbraio 2012

L'open source nelle scuole

Leggendo la trascrizione di una lezione, di Richard Stallman, tenuta il 19 ottobre 2011 a Parigi, sul software libero (vedi la mappa), mi interessa approfondire l’argomento soprattutto in riferimento al fatto che il luogo principale per la diffusione di software libero è la scuola. Le scuole dovrebbero adottare Open Source non solo per risparmiare il costo, ma anche per risparmiare il tempo speso per le trafile burocratiche per acquistare un software proprietario. Inoltre, anche per diffondere quella politica di libertà, di espressione, di condivisione e di creatività che è propria di una nuova società digitale. La possibilità di non partire da zero, ma di continuare e migliorare l’opera di un altro, condividere le proprie scoperte e i propri errori o i propri limiti. Una società dove tutto è di tutti, dove tutti lavorano per il bene comune e non solo per i propri interessi. Se ci sono dei programmatori anonimi in giro per il web che vogliono adattare un software per le loro esigenze lavorative, personali o per il semplice gusto di farlo, perché impedire al loro genio di entrare in azione. Quello che credo che sia importante è ricordare il percorso storico di un software, cioè ricordare i vari passaggi e i vari cambiamenti subiti ad opera ora di uno ora di un altro autore. 

È importante chiarire alcune differenze:
1. tra software libero e software proprietario;
2. tra open source e free software.

 Il software open source o software libero è un software non necessariamente gratuito ma con libertà di duplicarlo, modificarlo, studiarlo e migliorarlo. Quattro tipi di libertà che permettono di eseguire il programma, di studiare come funziona per qualsiasi scopo e adattarlo alle proprie necessità, di migliorarlo e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio. Questo è garantito dall’accesso alla sorgente. Il codice sorgente è come il linguaggio “umano” in cui vengono scritti i programmi ed è un elemento necessario per la riparazione o la modifica di un programma. Questo lo rende un programma “aperto”. L’Open Source include sia il codice sorgente e sia quella forma compilata. L’ open source usa solo formati e documenti aperti. 



 Linux ad esempio è un software libero che ha creato sistemi operativi tipo: Ubuntu. Il software libero incoraggia la cooperazione fra persone e la diffusione della conoscenza, quindi diminuisce la presenza dei virus. 




Il Software proprietario, invece, ha restrizioni sul suo utilizzo, sulla sua modifica, riproduzione o re/distribuzione, imposte da un proprietario, attraverso mezzi tecnici o legali. I mezzi tecnici, consistono nel rilascio del solo codice binario del software, trattenendone la sorgente, rendendone la modifica molto difficile. Il linguaggio binario, “compilato” 
è una sequenza di codici esadecimali la cui comprensione può avvenire da parte dell’uomo con l'utilizzo di tecniche particolari (il cosiddetto reverse engineering). Non conoscere queste tecniche comporta quindi una serie di svantaggi come quello di: • non conoscere la sua struttura; • ignorare quali potrebbero essere i suoi scopi oltre a quelli mostrati dal suo output ufficiale; • non poter apportare alcuna eventuale modifica volta a migliorarlo e/o ad adattarlo a proprie esigenze specifiche. Il controllo attraverso i mezzi legali avviene con le licenze, il copyright e i brevetti. Vi sono casi in cui il software proprietario è disponibile gratuitamente, ma solo per un periodo di prova, esso si chiama freeware. 


 Uno dei software proprietario è ad esempio Windows, che ha creato sempre sistemi operativi proprietari: Windows 95,98,2000,ME,XP,VISTA,7 e possiede anche un browser proprietario che è INTERNET EXPLORER. Il pacchetto Office è proprietario e può essere utilizzato solo dopo aver comprato una licenza. Un rischio per il software proprietario è il non sapere cosa il software contenga(virus,programmi spia ecc…). 



Un’altra distinzione è tra Open source e free software. 
In informatica, open source (sorgente aperto) indica un software i cui autori (detentori dei diritti) ne permettono, il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti, mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. La collaborazione di più parti (in genere libera e spontanea) permette al prodotto finale di raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro. L'open source ha tratto grande beneficio da Internet, perché esso permette a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto. Ogni utente può usare, distribuire e migliorare il programma di cui viene rilasciato il codice sorgente. I programmi che rispettano questi principi vengono definiti software liberi o open source. 

La parola free in inglese, significa sia “libero” sia “gratuito”, e questo ha fatto sì che la definizione di software libero – in inglese free software appunto – creasse qualche confusione. Infatti, non vuol dire necessariamente che il software libero debba essere gratis o non commerciale. A riprova di ciò, molti tra i produttori di software libero lavorano nel campo software commerciale. La libertà consiste proprio nel garantire quei quattro diritti elencati prima. 
I termini software libero e open source vengono usati per indicare la stessa cosa, ma da punti di vista nettamente diversi. Il primo, nato agli inizi degli anni ottanta, indica software la cui licenza soddisfa una definizione prevalentemente basata su concetti etici, quali la possibilità di studiare, di aiutare il prossimo, di favorire la comunità. I sostenitori del software libero affermano che questo sia da preferire in quanto pone il dovuto accento sulle questioni morali che stanno alla base di questo tipo di licenze. Il secondo, nato alla fine degli anni novanta , definisce quali criteri legali debba soddisfare una licenza per essere considerata effettivamente libera. I sostenitori del software open source dichiarano che l'espressione “Free Software” dal doppio significato di “Software Libero” e di “software gratuito” sia controproducente dal punto di vista della sua diffusione al di fuori dall'ambito hobbistico o al più universitario, in quanto facilmente fraintendibile e talvolta percepita, a ragione o torto, come legata a correnti di pensiero poco apprezzabili nel mondo aziendale. I sostenitori dell’Open Source, pongono l'accento sui vantaggi pratici della diffusione del codice sorgente e dello sviluppo cooperativo su internet del software, interessandosi in maniera minore, se non per nulla, dell’aspetto etico della questione, a cuore ai sostenitori del software libero 

Ritornando alle scuole, i ragazzi attraverso l’uso dell’open source o del software libero possono capire la libertà di poter agire secondo la propria creatività. Attraverso la conoscenza del codice HTML, la lettura della sorgente e del suo cambiamento si permetterà ai ragazzi di oggi di scoprire doti di programmatori e così di potersi costruire strumenti da usare come piace a loro, di godere di quella libertà che non sempre si respira a scuola. Fa parte di questa politica la nascita del termine Hacker: una persona che si diletta ad esplorare i dettagli di un sistema programmabile e a spingere fino ai propri limiti le sue capacità; è una figura opposta a quella della maggior parte degli utenti, che preferiscono imparare solo il minimo necessario e che preferiscono usare prodotti creati dagli altri, invece di produrne dei propri. Adattabile alle finalità della scuola. 

L’installazione dell’OpenOffice sui PC scolastici crea dei problemi di utilizzo in chi lo sta usando perché,la volontà c’è, ma manca una conoscenza approfondita sui software liberi, sul perché sono utili e sulle potenzialità che possiedono. È necessario conoscere gli strumenti e le loro caratteristiche per poterle utilizzare in modo più efficiente. È necessario conoscere le modalità di organizzazione di un laboratorio o di una scuola che decide di usare Open Source. Nella diffusione dell' Open Source nelle nostre scuole si evidenzia: 
1. La possibilità di eseguire con facilità software Open Source su computer non più giovanissimi e questo è un grande vantaggio, soprattutto economico rispetto al software commerciale e proprietario. La possibilità di riutilizzare interi laboratori ormai destinati allo sgabuzzino (nella migliore delle ipotesi) ha agevolato di molto l'introduzione del software libero all'interno delle scuole. 
2. La necessità di corsi di aggiornamento tecnico-professionali necessari per il personale docente:nella maggior parte delle scuole, nonostante vi siano tra il corpo docente soggetti molto preparati, è necessario la presenza di figure specializzate nell'ambito dell'informatica. Spesso queste figure professionali sono ricoperte direttamente dai fornitori di hardware. I fondi risparmiati nell'acquisto di licenze e di contratti di manutenzione software potrebbero essere diversamente investiti nella formazione e nell'aggiornamento dei docenti in materia. 
 3. La compatibilità con il software commerciale: la limitata diffusione dell'Open Source rispetto al software proprietario può talvolta costituire un ostacolo non indifferente, in quanto ci potrebbe essere una non perfetta compatibilità tra i formati. Però, bisogna ricordare che, ultimamente, il grado di integrazione tra le suite da ufficio ed altri programmi di uso comune è notevolmente migliorata. 
4. L'integrazione con vari tipi di architettura:grazie all'utilizzo di interi sistemi operativi Open Source, è possibile rendere omogeneo l'utilizzo di un laboratorio informatico con vari tipi di architetture magari, come già visto in precedenza, anche obsolete. Questo comporta la totale trasparenza per gli utenti del laboratorio che, indipendentemente dal computer sul quale stanno lavorando, possono essere sicuri di trovare un’interfaccia che offra sempre con le stesse modalità di utilizzo.
L'IISS E. Majorana Di Gela ha elencato tutti i buoni motivi che portano alla scelta dell'Open Source. L’Open Source si sta progressivamente diffondendo non solo nelle strutture didattiche di tutti i livelli, ma anche nello stesso Ministero dell’Istruzione, dove rappresenta il 15% del totale dei sistemi operativi. A supporto degli utenti, è stato istituito il centro di formazione online, che conta 85.000 utenti registrati. In totale, nell’infrastruttura tecnologica del ministero ci sono oggi 322 server Linux. 
Tra le iniziative del governo centrale vi è anche il portale che nel 2000 è stato costruito per monitorare la diffusione dell’Open Source nella scuola: l'Osservatorio Open Source che svolge importanti funzioni in materia di open source: raccorda e diffonde il patrimonio di esperienze svolte presso le Università, la ricerca pubblica, le piccole e medie imprese del settore, attivando anche collaborazioni, partnership, ecc.; allestisce e gestisce una vetrina di prodotti OS per la pubblica amministrazione, accessibile attraverso il portale del Cnipa, al fine di diffondere la conoscenza del software OS e di facilitare l'incontro tra la domanda di soluzioni tecnologiche e l’offerta di prodotti e servizi in ambito OS; tale vetrina, tra l'altro, elencherà i software di maggiore affidabilità e diffusione, pubblicherà le “best practice” segnalate dalle PA. 
 Molte sono le difficoltà che si incontrano. Basta leggere questo articolo: risulta di circa un anno fa. Il sito ufficiale dell’OTE non è stato più aggiornato dal 2009. 
 Si sa la strada del cambiamento è sempre tortuosa, si fa un passo avanti e dieci indietro. A voi le vostre considerazioni.

 Le fonti utilizzate:
http://www.slideshare.net/divini/opzione-open-source-nella-scuola-per-la-didattica-e-per-lamministrazione
http://www.slideshare.net/mattix/presentazione-open-source
http://www.slideshare.net/AndreaLinfozzi/open-source-copyright-e-copyleft
http://www.slideshare.net/kyros2210/open-source-per-la-didattica
http://www.slideshare.net/xdatap1/introduzione-al-software-libero-6904238
http://www.gnu.org/philosophy/free-software-for-freedom.it.html
http://archivio.pubblica.istruzione.it/innovazione/didattica/ote.shtml
http://webquality.dimi.uniud.it/ote.html
http://www.osservatoriotecnologico.eu/

il viaggio continua





lunedì 13 febbraio 2012

ho appena postato in condivisione materiali della iul il mio report finale. per realizzarlo ho usato Kompozer. non è stato difficile capire come funzionasse, un po tentativi. mi è stato utile anche per poter capire meglio il codice Html e la sorgente. la realizzazione di un ipertesto era una delle cose che volevo imparare a fare, oltre ai video personalizzati. i contenuti espressi alcuni sono miei altri invece sono la sintesi dei testi proprosti dal prof, perchè non avevo le idee molto chiare in merito e quindi ho bisogno ancora di riflettere (software libero e diritto d'autore). proverò ad esprimermi prossimamente su questo canale, visto che rimarrà aperto. ho realizzato una mappa concettuale sul contenuto del video di Stallman ma non so perchè non si visualizza. la inserisco qui.
semola-patrizia alla scoperta di un mondo digitale libero.

lunedì 6 febbraio 2012

Ho trovato alcune interviste su youtube a Giovanni Biondi che parla di scuola 2.0.
L'intervista è divisa in tre parti:

  1. parte prima
  2. parte seconda
  3. parte terza
li condivido con voi.
patrizia

lunedì 30 gennaio 2012

l'arte dell'ascoltare

L’arte dell’ascolto è l’arte più difficile di questo mondo siamo presi troppo dal nostro io, dal nostro vissuto, dal nostro essere che siamo tentati sempre di più a chiuderci nel nostro egoismo: ora non ho tempo, non ho voglia, ho da fare risponderò domani…e poi domani…chissà.
Quando ascolto veramente devo liberarmi dei miei pensieri, dei pregiudizi, del mio egoismo e cercare di capire il punto di vista dell’altro, altrimenti si trasforma in semplice udire le cose, ma non vero ascolto.
Ascolto significa porsi dei quesiti su ciò che si ascolta e porre l’interlocutore al primo posto, al centro dell’attenzione. Nel momento comunicativo lui ha qualcosa da offrirci e anche se non ci piace e non lo condividiamo o non lo capiamo merita di avere la nostra partecipazione attiva. Chi parla vuole un feedback, ma la nostra mancanza di tempo ci impedisce di poterlo accontentare nel modo e nei tempi che desidera.
Quando ascolto qualcuno io faccio di solito una cosa. Inizio a leggergli dentro, ad immaginarlo nel contesto in cui sperimenta o vive ciò che dice, mi metto al suo posto e condivido le sue sensazioni, le sue emozioni. Ascoltare è eliminare gli ostacoli uditivi, sia fisici che affettivi.
Ascoltare è condividere la sfera emotiva, i sentimenti e le emozioni che prova l’altro.
In una comunità qualsiasi, che sia fisica o virtuale, privata o pubblica, familiare o sconosciuta, è fondamentale produrre una comunicazione chiara e comprensibile in modo da favorire un ascolto semplice e produrre così un feedback. Nello scambio di risposte reciproche si cresce e si fa crescere. Questo mondo sta cambiando sempre di più i suoi connotati, siamo una comunità mondiale, una cyberspazio, che si arrampica sui fili di ragnatele che invadono l’intero mondo. Non ha importanza più da dove viene la parola, ma ciò che conta è quello che udiamo e questo merita di essere ascoltato con attenzione ed interesse, offrendo il proprio contributo per l’arricchimento. Trovare il tempo per rispondere ad un forum, ad un post o commentare il post postato da altri: faccio il mea culpa…
Un aspetto importante dell’ascolto è anche il saper ascoltare se stessi, oltre che gli altri. Conoscere la mia anima per riconoscere l’anima di chi ascolto. Saper capire cosa veramente io voglio e non cosa vogliono gli altri da me. Capire se quando dico la mia opinione esprimo veramente quello che penso o seguo solamente la scia alzata dagli altri. Se ho la forza di uscire fuori dal coro e dire ciò che non è scontato. Non è facile fare questo, ma per poterlo fare è necessario ascoltare gli altri cercando di capire veramente quello che vogliono dirci e solo dopo vedere se vi è una condivisione da parte del mio pensiero. La mia opinione permetterà agli altri di ascoltare se stessi.

Ripassiamo un po’ di teoria sull’ascolto:

l'ascolto attivo

Ho trovato in un sito queste regole per un ascolto attivo che condivido con voi.

 Le ’’Sette Regole dell’Arte di Ascoltare’’
1.    Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.
Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2.    Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista.
3.    Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
4.    Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio.
Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi.
Il loro codice è relazionale e analogico.
5.    Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
6.    Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7.    Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica.
Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé.


Per concludere una poesia di Nelson Mandela


Meditazione
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: " Chi sono io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso? "
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.







Buon ascolto a tutti Patrizia


martedì 24 gennaio 2012

Ecco la mia creatura...sembra strano ma sono superfelicissima per il risultato. E' da rifinire, ma non vedevo l'ora di condividerlo con le persone che mi hanno riempito di suggerimenti. Non ho prestato molto attenzione alla scelta della musica o delle immagini, mi interessava di più il procedimento e l'effetto finale. già così mi piace tanto.


 Mi avevate suggerito Photo story, Kompozer, Animoto,.. li ho osservati tutti e ho deciso di iniziare con il più semplice ed elementare, cioè Movie Maker 2.6. E' stato un gioco da ragazzi. credo che lo utilizzerò in un prossimo laboratorio con alunni di quinta.


Ma non finisce qui. Dietro le quinte i lavori continuano, a passo di lumaca, ma procedono.
Patrizia

domenica 1 gennaio 2012

La tecnologia colpisce anche Babbo Natale.


Oggi ho accompagnato i miei figli al cinema per vedere il film “Il figlio di Babbo Natale”.
Beh! È un film stupendo per i bambini di tutti le età. Anche per i bambini cresciuti come me che adorano ancora i cartoni animati. Quello che mi ha stupito è che questo film sembra fatto apposta per i pensieri che affollano la mia mente in questo momento … anche il mondo di Babbo Natale si è lasciato coinvolgere dalla super tecnologia. E'bello immaginare come farebbe Babbo Natale a raggiungere tutti i bambini del mondo senza usare le sue amate renne.
Questo film svela l’arcano mistero che si nasconde dietro alla domanda fatidica posta da tutti i bambini del mondo: “Come fa Babbo Natale a recapitare tutti i regali in un’unica notte?”
Il buon vecchio Santa Claus è passato dall’artigianale all’alta tecnologia e per la sua impresa annuale ricorre ad una mega-maxi-astronave con un impianto di dissimulazione alla Star Trek, assistito da un esercito sterminato di elfi militarizzati, coordinati dal centro comando, situato al Polo Nord, pressoché identico a quello delle missioni NASA.
Contrario alle innovazioni tecnologiche e fiero dei suoi trionfi nelle notti di vigilia, quand’era lui ad indossare il costume rosso, Nonno Natale ricorre a metodi tradizionali quali la vecchia gloriosa slitta e le sue renne volanti.
Viene rappresentato un conflitto generazionale, tra vecchio e nuovo, tra tradizionale e manuale e supertecnologia, tra praticità e perfezionismo sentimentale.
Quello che si evince è la necessità di trovare un connubio tra le due cose, usare bene le macchine per facilitare il lavoro, ma non dimenticarsi il vero scopo senza diventare aridi come le macchine.
Vi consiglio di vederlo.

Ah! quasi dimenticavo!

BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!!