lunedì 30 gennaio 2012

l'arte dell'ascoltare

L’arte dell’ascolto è l’arte più difficile di questo mondo siamo presi troppo dal nostro io, dal nostro vissuto, dal nostro essere che siamo tentati sempre di più a chiuderci nel nostro egoismo: ora non ho tempo, non ho voglia, ho da fare risponderò domani…e poi domani…chissà.
Quando ascolto veramente devo liberarmi dei miei pensieri, dei pregiudizi, del mio egoismo e cercare di capire il punto di vista dell’altro, altrimenti si trasforma in semplice udire le cose, ma non vero ascolto.
Ascolto significa porsi dei quesiti su ciò che si ascolta e porre l’interlocutore al primo posto, al centro dell’attenzione. Nel momento comunicativo lui ha qualcosa da offrirci e anche se non ci piace e non lo condividiamo o non lo capiamo merita di avere la nostra partecipazione attiva. Chi parla vuole un feedback, ma la nostra mancanza di tempo ci impedisce di poterlo accontentare nel modo e nei tempi che desidera.
Quando ascolto qualcuno io faccio di solito una cosa. Inizio a leggergli dentro, ad immaginarlo nel contesto in cui sperimenta o vive ciò che dice, mi metto al suo posto e condivido le sue sensazioni, le sue emozioni. Ascoltare è eliminare gli ostacoli uditivi, sia fisici che affettivi.
Ascoltare è condividere la sfera emotiva, i sentimenti e le emozioni che prova l’altro.
In una comunità qualsiasi, che sia fisica o virtuale, privata o pubblica, familiare o sconosciuta, è fondamentale produrre una comunicazione chiara e comprensibile in modo da favorire un ascolto semplice e produrre così un feedback. Nello scambio di risposte reciproche si cresce e si fa crescere. Questo mondo sta cambiando sempre di più i suoi connotati, siamo una comunità mondiale, una cyberspazio, che si arrampica sui fili di ragnatele che invadono l’intero mondo. Non ha importanza più da dove viene la parola, ma ciò che conta è quello che udiamo e questo merita di essere ascoltato con attenzione ed interesse, offrendo il proprio contributo per l’arricchimento. Trovare il tempo per rispondere ad un forum, ad un post o commentare il post postato da altri: faccio il mea culpa…
Un aspetto importante dell’ascolto è anche il saper ascoltare se stessi, oltre che gli altri. Conoscere la mia anima per riconoscere l’anima di chi ascolto. Saper capire cosa veramente io voglio e non cosa vogliono gli altri da me. Capire se quando dico la mia opinione esprimo veramente quello che penso o seguo solamente la scia alzata dagli altri. Se ho la forza di uscire fuori dal coro e dire ciò che non è scontato. Non è facile fare questo, ma per poterlo fare è necessario ascoltare gli altri cercando di capire veramente quello che vogliono dirci e solo dopo vedere se vi è una condivisione da parte del mio pensiero. La mia opinione permetterà agli altri di ascoltare se stessi.

Ripassiamo un po’ di teoria sull’ascolto:

l'ascolto attivo

Ho trovato in un sito queste regole per un ascolto attivo che condivido con voi.

 Le ’’Sette Regole dell’Arte di Ascoltare’’
1.    Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.
Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2.    Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista.
3.    Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
4.    Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio.
Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi.
Il loro codice è relazionale e analogico.
5.    Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
6.    Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7.    Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica.
Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé.


Per concludere una poesia di Nelson Mandela


Meditazione
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: " Chi sono io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso? "
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.







Buon ascolto a tutti Patrizia


martedì 24 gennaio 2012

Ecco la mia creatura...sembra strano ma sono superfelicissima per il risultato. E' da rifinire, ma non vedevo l'ora di condividerlo con le persone che mi hanno riempito di suggerimenti. Non ho prestato molto attenzione alla scelta della musica o delle immagini, mi interessava di più il procedimento e l'effetto finale. già così mi piace tanto.


 Mi avevate suggerito Photo story, Kompozer, Animoto,.. li ho osservati tutti e ho deciso di iniziare con il più semplice ed elementare, cioè Movie Maker 2.6. E' stato un gioco da ragazzi. credo che lo utilizzerò in un prossimo laboratorio con alunni di quinta.


Ma non finisce qui. Dietro le quinte i lavori continuano, a passo di lumaca, ma procedono.
Patrizia

domenica 1 gennaio 2012

La tecnologia colpisce anche Babbo Natale.


Oggi ho accompagnato i miei figli al cinema per vedere il film “Il figlio di Babbo Natale”.
Beh! È un film stupendo per i bambini di tutti le età. Anche per i bambini cresciuti come me che adorano ancora i cartoni animati. Quello che mi ha stupito è che questo film sembra fatto apposta per i pensieri che affollano la mia mente in questo momento … anche il mondo di Babbo Natale si è lasciato coinvolgere dalla super tecnologia. E'bello immaginare come farebbe Babbo Natale a raggiungere tutti i bambini del mondo senza usare le sue amate renne.
Questo film svela l’arcano mistero che si nasconde dietro alla domanda fatidica posta da tutti i bambini del mondo: “Come fa Babbo Natale a recapitare tutti i regali in un’unica notte?”
Il buon vecchio Santa Claus è passato dall’artigianale all’alta tecnologia e per la sua impresa annuale ricorre ad una mega-maxi-astronave con un impianto di dissimulazione alla Star Trek, assistito da un esercito sterminato di elfi militarizzati, coordinati dal centro comando, situato al Polo Nord, pressoché identico a quello delle missioni NASA.
Contrario alle innovazioni tecnologiche e fiero dei suoi trionfi nelle notti di vigilia, quand’era lui ad indossare il costume rosso, Nonno Natale ricorre a metodi tradizionali quali la vecchia gloriosa slitta e le sue renne volanti.
Viene rappresentato un conflitto generazionale, tra vecchio e nuovo, tra tradizionale e manuale e supertecnologia, tra praticità e perfezionismo sentimentale.
Quello che si evince è la necessità di trovare un connubio tra le due cose, usare bene le macchine per facilitare il lavoro, ma non dimenticarsi il vero scopo senza diventare aridi come le macchine.
Vi consiglio di vederlo.

Ah! quasi dimenticavo!

BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!!